About R.O.

Un tuffo al passato

Ciao cari lettori,

ritorno da voi dopo lunghi silenzi, tuttavia pieni di parole lette e soprattutto scritte, sebbene invisibili. Vi scrivo mentre sono seduta in un posto familiare. Mi trovo a Barcellona; sono una figlioletta prodiga tornata in terra spagnola dopo ben 6 anni di giri per di qua e per di là. Mentre camminavo nei luoghi che hanno riempito quei giorni lontani, pensavo a quant’è bello ritrovarsi dove si è stati bene e quanto è importante per me riprendere a scrivere questo blog, proprio adesso, proprio in questo posto. Perché? Per raccontarvi una piccola storia che, sono certa, alcuni di voi conosceranno già.

Era il 2017 quando decisi di andare a vivere da sola in un monolocale, proprio qui, a Barcellona.
Io, italiana di nascita, sono arrivata senza conoscere nessuno e Barcellona mi ha subito accolta a braccia aperte, dandomi mille idee per crescere come persona nel mondo. Mettiamola così: io non sarei ciò che sono senza quei due anni e mezzo passati tra le sue callecitas e la sua gente meravigliosa.

Così, in una sera di novembre del 2017, al terzo piano di un palazzo di calle Tallers, non lontano da dove mi trovo adesso, ho deciso di aprire questo blog, chiamandolo “Racconti Ondivaghi”. Volevo che richiamasse il mare della mia Sicilia e accorciasse le distanze fisiche e geografiche che mi separavano dalla mia casa. Molte volte ho detto che è nato come palestra di scrittura, ma solo di recente ho ammesso che è stato creato anche per curare le ferite del cuore. Ad ogni modo, qualunque sia stato il motivo, quella sera novembrina, non avevo idea che il mio progetto virtuale si sarebbe trasformato in un libro vero e proprio: in questo esattamente.

Oggi, a distanza di anni, ritorno che sono una trentenne con un poco più di esperienza, rispetto alla ventenne che ero quando misi piede in questa città per la prima volta.
Sono passata pure da calle Tallers e ho visto com’è cambiata e quanto sia rimasta comunque la stessa: strana la vita, vero? L’ho ancora sentita mia. E poi sono venuta in questo posto, altra culla di Racconti Ondivaghi: il CCCB, centro culturale e luogo di nascita di molti miei scritti.

All’epoca, mi sono ispirata a JK Rowling: come lei, ho scelto un locale ed è stato lì che pian piano ho costruito il mio sogno con le parole. Per questo volevo rendere omaggio al blog, al libro e a voi lettori, che a distanza di anni, mi avete fatto diventare una giovane scrittrice. E per questo, ancora e sempre vi ringrazio.

Volete leggere quanto scritto da quella giovane ventenne, durante quelle notti barcellonesi? Basta guardare il primissimo post del blog. Da sempre, l’ho volutamente lasciato in evidenza, proprio per ricordare a tutti – e a me in primis-, perché ho deciso di condividere le mie parole con chiunque avesse avuto voglia di immergervisi.

Ad maiora,
Valeria

P.S.: Ovviamente lascerò una copia del libro qui: chissà chi sarà il fortunato che lo troverà.

P.P.S.: Ci vediamo a giugno durante Una Marina di Libri nella mia dolce Palermo. Anche lì, porterò con me l’aria di Barcellona, della Spagna, della Francia, del Nord Italia e di tutti coloro che ho inserito nel libretto blu che alcuni di voi possono tenere in mano. Proprio come sto facendo io.

Poesia, Racconti & Poesie

Distanza

Te ne stai lì, lontano,
tra chilometri di strade, lampioni, deserti.
Sei distante da tutti, perfino da te.
Se vuoi urlare, io ti ascolto.
Se vuoi calore, so arrivare fino a lì.
Se vuoi l’amore che questo mondo ti nasconde, è perché siamo distanti.
E se vuoi qualcosa che non sai cos’è, almeno per adesso chiudi gli occhi
e vedrai me.

Pensiero e sentimento

Pensieri della sera che parlano d’Amore

No, non è vero che per me l’amore non esiste, anche se rispetto al passato, lo considero diversamente.
L’amore sì che esiste, eppure nel mondo, nel secolo e nel contesto in cui sono nata è talmente raro, da rischiare di non incontrarlo mai.
Un tempo c’era la guerra, più povertà, meno distrazioni. Le persone puntavano alla praticità, coglievano l’attimo, imparavano ad alimentare sentimenti puri e duraturi, basando la loro vita su cose semplicissime, ma non per questo meno vere e reali.
Non era con i telefoni che combattevano la lontananza, ma imprimevano talmente nel loro cuore una passione, che nemmeno il freddo di una nuovo inverno distante da casa, la poteva cancellare.
Lo stesso andare al fronte per un giovane, gli faceva capire già a soli diciott’anni che la vita può essere breve, che si può fare qualcosa per cambiare le cose, e che l’amore vero supera anche la trincea e ti aspetta a braccia aperte, una volta sentita suonare la campanella della vittoria.
Non c’erano messaggi da mandare facilmente, ma lettere scritte di pugno e cuore. E poi c’era il vedersi appena la vita lo concedeva, che senza quello, non si poteva costruire niente.
Uscito di prigione, mio nonno ritornó da mia nonna e stettero insieme, fino alla fine, anche quando, questa volta, toccó al lavoro il compito di dividerli ancora.
Ecco, io discendo davvero da questa generazione che ha saputo scegliere, aspettare, tenersi. Che ha scelto i sentimenti reali e non qualche momento di pseudo amore dettato dalla solitudine o dalla moda.
Ho imparato a danzare con la mia solitudine, senza precludermi di aprirmi alle novità e valutarle ogni volta. Ognuno può cadere nella trappola che ogni nuovo incontro possa essere amore, ma dalla nostra parte, a guidarci ci sono le esperienze, l’età e un obiettivo chiaro. Perché ciò che si è andato apprendendo negli anni, ci ha insegnato a riconoscere subito chi abbiamo davanti e, finiti i lunghi vent’anni, lo sappiamo più di prima chi non è Amore.
Sono ancora quella che ama le lettere scritte a mano e direbbe a parole e di faccia tutto quello che ha nel cuore.
E quando un giorno, se mai avrò questa fortuna, troverò una persona tanto speciale a cui dedicare la parte migliore di me, allora anche io, figlia della mia generazione, userò il telefono, soltanto per due motivi: cercare il suo indirizzo su google maps e scrivergli un semplice messaggio: “sto arrivando”.
E se mentre esco di casa, magari me lo ritrovo assurdamente davanti al mio portone ad aspettarmi: che dirvi, è questo ciò che riassumerebbe tutto quello che per me è ancora Amore.

Pensieri della sera che magari non parlano sempre di amore

Fermati

Fermati.
Che affannarsi a rincorrere qualcosa, non per forza ci fa giungere subito alla meta.
Fermati.
Non c’è errore nel fermarsi; nel riprendere fiato, nel ricalcolare la rotta.
Fermati.
Che nessuno ti giudicherà realmente. Vivi la tua vita per come hai bisogno di viverla.
Fermati.
E non giudicarti, che a volte un passo indietro precede cento passi avanti.
Fermati.
Che non sei una macchina e che, a volte, anche le macchine si fermano.
Fermati.
Perché potresti sbagliare strada, perché potresti davvero sbagliare qualcosa.
Fermati.
E prenditi il tuo tempo, perché è tuo e nessuno te lo deve togliere.
Fermati.
Che il destino è scritto, e quella pausa era già stata messa in conto.
Fermati.
Perché devi volerti bene.
Fermati.
E consigliati di fermarti come lo consiglieresti alle persone più care quando le vedi boccheggiare.
Fermati.
Vai nel punto più alto e guarda la bellezza del panorama, respirando a pieni polmoni.
Fermati.
Trova il tempo per dormire, per tornare a sognare, per sentire le emozioni.
Fermati.
Trova il tempo per capire, per scoprire chi c’è sotto la tua maschera e quella di chi ti circonda.
Fermati.
E fai il punto della situazione, respirando lentamente.

Hai tutto il tempo del mondo.

E dopo che lo avrai fatto.
Riparti.
Ricomincia.
Goditi il viaggio in tua compagnia.
E solo allora, neanche tu saprai come è che sei riuscito ad arrivare a destinazione.

Pensiero e sentimento

Ad oggi

Ma che ne sai di cosa significa svegliarsi la mattina in un letto e andare a dormire in un altro. Cambiare città, cambiare casa, cambiare persone a periodi alterni.
Che ne sai di cosa vuol dire essere finalmente tranquilla e venir colpiti di botto alla testa dall’angoscia di non sapere dove ti troverai l’anno dopo né con chi. E magari ti rispondi che non importa, che tanto ci sei abituata e che da sola ci sai stare, ma sai anche che quella non è la risposta.
Cosa ne sai di ciò che si prova continuando a camminare appesa a un filo, in bilico sul vuoto alla soglia dei trent’anni. Tornare a casa e non sentirti più come ti sentivi da bambina o da ragazzina. Vedere che tutto cambia nel giro di uno, due anni; vedere che cambi tu e cambia il mondo attorno. Le certezze che trovavi un tempo, sono sparite. E le persone, anche loro sono trascinate dalle tue stesse angosce, costrette a salire su aerei che le portano chissà dove.
Ma allora cosa ne sai tu, di cosa vuol dire dover camuffare gli addii in arrivederci per addolcire il distacco. Cosa ne sai del distacco? Del lasciare la tua terra, i tuoi, i tuoi amori, che si fanno sempre più piccoli, mentre ti allontani. Di cosa significa ripassare i loro volti in foto e usare i telefoni come ponti, quando vorresti tagliare per sempre le catene della tecnologia.
Che ne sai di cosa significa volersi costruire una famiglia, ma non poterlo fare perchè non è mai il momento giusto. Ci può essere il ragazzo, ma non lo sono i tempi, non lo sono le città, non lo sono i lavori. E allora altri arrivederci, altri “va bene cosi”, altri: dai, che ce la fai anche questa volta da sola.
Cosa ne sai di quel rapido conto alla rovescia che ti spinge a dover salutare sempre troppo in fretta le persone che ti amano, i tuoi genitori, pensando già ai prossimi soldi da spendere in ulteriori biglietti per rimanere nuovamente con loro giusto il tempo di un altro weekend. O del temere che ogni volta che ci vediamo con chi resta può essere l’ultima, che i rapporti si incrinano, che il tempo allontana.
Cosa ne sai del non potere avere niente di stabile perchè la tua vita è costruita sulla sabbia; della sensazione che si prova quando a trent’anni la tua vita è ancora tutta piegata dentro una valigia da sballottare ovunque, mentre tu ormai prevedevi stabilità, carriera e un ragazzo che ama solo te.
Cosa ne sai, tu, di questa generazione fatta di speranze e di false speranze; della mia disillusione che ha preso il posto dei sogni ad occhi aperti. Del voler tornare a casa, senza però essere più in grado di capire se effettivamente siamo capaci di rimanere fermi nello stesso posto, dopo una vita di giri dettati dalla ricerca del Lavoro con la maiuscola.
Cosa ne sai di cosa vuol dire per me scrivere tutto questo.
Che cosa ne sai? Perchè, se lo sai, io sono qui, in un punto del mondo, ad aspettare di parlarne insieme.

Poesia, Racconti & Poesie

Alchimia

Tu tienimi la mano,
Quando mi vedi
E intreccia le tue dita con le mie.
Fallo in silenzio,
Senza farti vedere da nessuno,
Perché quello sarà il nostro segreto;
Che mentre fuori appariremo come una mattinata di sole primaverile,
Dentro si scatenerà un uragano alchemico, pronto a trasformarci.
Allora tu, semplicemente, tienimi le mani
Che da quel solo tocco così intimo,
Sempre scaturirà l’abbraccio delle nostre anime innamorate.

Pensiero e sentimento

Interesse d’amore

E raccontami,
come sta il mare sotto il monte?
E l’isoletta? Quella che ha al centro una torre semi distrutta che resiste al tempo.
Come stanno le barche nel porto?
I pescatori tornano ancora ogni mattina con il pesce fresco?
E la bella donna statuaria che guarda tutto dalla montagna? Resiste anche lei ai cambiamenti?
E il traffico? Le voci? Gli odori del mercato?
Come sta la gente che va al lavoro la mattina, si incontra nelle strade e chiude i negozi la sera?
Come stanno le piazze gremite di turisti e di vari colori a tutte le ore del giorno?
E i bambini? Vanno ancora in bicicletta tra quei giardini ?
Continuano a sedersi le coppiette sulle panchine davanti al mare, mangiando un gelato?
C’è ancora chi raccoglie le conchiglie al tramonto?
E chi esce vestito per l’estate e rientra correndo, per ripararsi dalla pioggia?
E il rumore dei motori sul lungomare? Lo senti sempre?
E poi, lì nei paesini vicini, ci sono ancora gli anziani che giocano a scopa con le sedioline sulle strade davanti alla porta di casa? La vecchiaia perfetta, pensavamo, ricordi?
E la mattina si sente ancora il profumo del pane fresco, dopo che te l’hanno portato fino al cancello di casa?
Si sente già forte la fragranza delle arance e dei limoni? La loro presenza si confonde con la salsedine?
E ci sono ancora i cani che giocano con i loro padroni attorno alle panche a pois colorati, davanti agli scogli?
E tornando a quegli scogli, ti fa ancora male raggiungerli, passando a piedi nudi sui ciottoli?
E dimmi, ti ci troverò ancora sugli stessi scogli nel lungomare, se provo nuovamente a camminare su quei ciottoli?
Com’è il vento adesso che si fa sera, nella casa davanti al mare?
Il gelsomino profuma sempre l’aria sul far della notte?
Insomma, come sta la mia Palermo ora che un altro giorno “si volge” al termine?
E tu,
tu come stai?
Poesia, Racconti & Poesie

Soli

Io,
da sola,
sono sole che splende.
Splendo, risplendo, scoppio.
Io illumino.
Mi illumino.
Vi illumino.

Tu,
va via se sei acqua che spegne;
ombra che offusca;
specchio che vive di luce riflessa.
che io non inseguo lune, né fiammelle.

Io,
da sola,
sono sole che splende;
Io che solo sola so essere sole.
E se un giorno, nell’universo,
incontrerò un’altra stella:
allora saremo soli
e splenderemo insieme.

Pensiero e sentimento, Racconti, Racconti & Poesie

Prima che il piano smetta di suonare

Portami dove c’è musica e fantasia.
Fammi entrare in quella stanza nascosta dietro la parete ricoperta di rose rampicanti.
E una volta dentro, mescoliamoci tra i libri e tra i fiori, ognuno di un colore dell’arcobaleno.
Viaggiamo insieme sui velieri dei pirati;
stringiamoci forte nella tempesta in mezzo all’oceano.
Dormiamo sotto il cielo del deserto e aspettiamo che sorga il sole in Indonesia.
Visitiamo tanti posti, tutti insieme, io e te, insieme.
Camminiamo tanto da stancarci e passare mille notti piene di sogni.
Godiamoci ogni passo,
ogni sospiro,
ogni momento,
prima che il pianoforte smetta di suonare.
Guarda il cielo, è quasi il tramonto:
mio amato compagno,
la nostra forza deriva dal condividere la stessa meta; di questo viaggio, inventeremo noi la melodia e le parole e vedrai come sarà naturale.
Allora, amore, continua a camminare e stringi la mia mano,
riposati sulla mia spalla,
specchiati nei miei occhi.
E finché tutto questo durerà,
io qui te lo scrivo e te lo prometto,
che quel piano circondato da mille favole
non smetterà mai di suonarci la sua indimenticabile melodia.

Pensiero e sentimento

Due specchi

Occhi che parlano al posto mio.
Loro due parlano davvero troppo al posto mio.
Io sto in silenzio, ma a loro non ho saputo insegnare a fingere, a mentire spudoratamente come faccio con la voce tranquilla e con un sorriso.
Loro parlano, urlano, gridano, piangono. E allora li devo distogliere, portarli davvero lontano; davanti al mare, magari.
Eppure ci sono momenti in cui vincono, con la loro particolare volontà che è un po’ simile a quella del cuore, e guardano ciò che vogliono guardare, senza permettere alla testa di comandare. Succede che poi diventano sul verde, che si schiariscono e cambiano. Ed è proprio quando si mostra la loro natura cangiante, quando sembra che si stiano togliendo la maschera anche loro, che io sono veramente fottuta.