Pensiero e sentimento, Poesia

Per i sognatori come noi

Noi,
ammiratori del sole che lascia il posto alla luna,
non smetteremo mai di sognare
nel guardare la scia rosa che ci regala il tramonto.

Ad ogni giorno che si fa notte,
ad ogni preoccupazione che lascia il posto alla speranza,
così impavidamente
e ancora eternamente.

Noi,
che siamo coraggiosi, scrittori, lettori, amanti, artisti, pensatori, romantici
non arresteremo mai la corsa travolgente dei nostri sogni;
quel che di indole ci basta per continuare a impreziosire la nostra anima antica.

Così impavidamente
e ancora eternamente.

Buona Estate
cari lettori

Poesia, Racconti & Poesie

Una volta e mai più

Ti prometto:
ti amerò una volta e mai più.

Una volta sola
che duri un giorno o una vita intera,
Una notte o tutta la mia esistenza.
Nel vortice del tempo, di anime, di mondi,
Io ti amerò una volta sola.

Cercherò fra tante anime la tua
e la riconoscerò tra la nebbia e il vento,
nonostante il vuoto, il buio e il pianto.
Al di là dell’assenza, della tua mancanza,
oltre le mura del mio dolore.

Ti amerò una volta sola e mai più.
Che una volta smesso di amarti, non sarò più io.
Io che prendo forma, nutrendo il mio spirito di questo amore.
Con in mano il mio cuore, qui dichiaro:

Ti amerò una volta e mai più,
Che dopo di ciò, sarà tutto finito:
questo mondo, la mia esistenza, tutto lascerà il posto all’ignoto;
a nuove vite che ci troveranno distanti, distinti, sconosciuti.

Ti amerò una volta e mai più.
Dopo di ciò, il nulla.
Lo giuro.

Poesia, Racconti & Poesie

E noi

E le nostre diversità
E tutta la distanza
E chilometri di autostrade
E file infinite di lampioni a dividerci.
Irraggiungibili
Siamo irraggiungibili.

Poesia, Racconti & Poesie

Prima di vederti oggi

In quante altre vite ti ho incontrato, prima di vederti oggi?
Quante altre volte ci siamo presentati, guardati negli occhi, stretti la mano?
Quanti nomi ti ho detto che mi sono appartenuti?
E quante altre volte l’hai fatto tu?
Ma il carattere, la tua personalità, 
quelli sono rimasti sempre gli stessi,
lo sento.

Giusto, è vero, io non ti conosco;
non ti avevo mai visto in questa nuova vita, 
prima di adesso,
qui, dove ci stiamo finalmente imbattendo l’uno nell’altra
ancora un’altra volta, seppur per la prima volta.
Ebbene, io ti conosco.
Sì, ti ri-conosco adesso che mi parli
e la tua voce comincia a sembrarmi familiare,
nonostante non l’abbia mai sentita. 

Tu, con quel sorriso così sincero e gli occhi profondi;
se solo potessi entrare in quell’azzurro
e percorrere a ritroso tutta la loro profondità,
probabilmente viaggerei nel tempo,
ripercorrendo ogni tappa della nostra esistenza,
fino al momento in cui ci siamo innamorati.

In quante vite ti ho incontrato, ancora?
Quante altre volte ci siamo ri-conosciuti?
Il destino, amico o nemico, ha sempre fatto incrociare i nostri passi?
E se anche avessimo vissuto una sola vita senza ri-conoscerci,
quella sarà stata una vita vuota, insignificante, sprecata?
Sono certa di sì:
che vita era anche solo la mia,
prima di sentire queste vene così elettriche risvegliare ogni parte del mio corpo?
E lo vedo, come ti sei acceso anche tu,
da quando mi parli, pur senza parlare.

In quante altre vite ci siamo riconosciuti?
E sopratutto,
quella prima volta in assoluto che l’esistenza ci ha plasmato entrambi,
in due uniche metà create per combaciare,
l’abbiamo capito subito
o abbiamo sprecato del tempo,
o abbiamo dovuto buttare altre vite vane,
fingendo di non sentire,
fingendo di non ri-conoscerci?

In quante altre vite ci siamo ri-conosciuti?

E in questa?

Poesia, Racconti & Poesie

Tu che vieni da Marte

Tu che vieni da Marte,
io che vengo da Venere,
penso, mentre mi guardi in silenzio a braccia conserte.
Ti guardo con occhi lucidi, mi rispondi con le labbra serrate.
É tutto chiuso nel tuo castello: ogni cancello, ogni porta, ogni finestra.
Da lì non entra il mio vento e neppure il mio canto;
e non vedo spiragli tra le tue barricate,
soltanto cannoni e lame, che ormai conosco da tanto.

Tu che vieni da Marte, io che vengo da Venere
ancora non so come avvicinare i nostri mondi;
io che non conosco le leggi della chimica, posso solo confidare nella sua magia.
Con un passo in più, una carezza sul volto di cera
e possiamo liquefarci, noi finti pezzi di ghiaccio al sole.
Ma non è il momento, mentre stiamo qui a guardarci,
tu sempre a braccia incrociate, io sempre con le ferite al cuore.

E intanto, tu, guerriero, vieni da Marte, mentre io, artista, vengo da Venere,
e lo dico a voce alta perché voglio che lo senti:
sebbene sappia che le mie parole non hanno potere
nella mente di chi lotta e considera soltanto l’agire.
E allora io, abitante di Venere, invoco il tuo stesso silenzio, direttamente da Marte.
Che esso mi avvolga tutta intera, lasciando scoperti solo gli occhi
che ora bruciano un poco, influenzati dal mantello marziale.
Tu che mi continui a osteggiare, eppure del mio silenzio cominci a dubitare:
non ci sono più le mie parole a guidare le tue strategie,
stai perdendo potere, e questo so che non lo puoi sopportare.
Allora, di nascosto, indaghi ogni parte del mio corpo
per tentare di scoprire almeno uno sprazzo di intenzione,
e intanto io sorrido, sono al sicuro,
finché barricata da questo manto nero che ti è familiare.

Tu che vieni da Marte, ed io che uso le tue stesse armi:
come te lo spieghi adesso, questa improvvisa inversione dei ruoli?
Per come ti hanno insegnato, ricalcoli la strategia: vuoi farmi arrendere.
Ma questa volta, non ti rimane che un’unica finestra aperta,
all’altezza dei miei occhi scoperti e infuocati, oramai.
Così, per la prima volta tu mi guardi.
Marte, Guerriero, Narciso: io esisto.
Interroghi i miei occhi con i tuoi, indugi su di loro, sperando di sentirli parlare,
ma questa volta li vedi solamente bruciare.

E adesso, guerriero di Marte, sai che ti rimangono soltanto due scelte:
l’una verso avanti e l’altra verso dietro; che sia arretrare o sia avanzare;
puoi bruciare il mio mondo e ritirarti; oppure issare bandiera bianca.
Io sono pronta, ho avuto tante albe e tramonti, un tempo lungo, per potermi preparare.

Ma nel mentre che scegli, rimani fermo, e ancora le tue braccia formano una X.
E intanto io festeggio per aver scalfito la muraglia
con la mia strategia che si chiama empatia:
quindi alzo un braccio, scostando di poco il mio mantello,
e ancora senza parlare, ti metto una mano sulla spalla.
“Io che vengo da Venere, ripeto che so poco di alchimia, ma credo nella sua magia”.
Te lo sussurro all’orecchio, e innesto un brivido sul tuo collo.
E tu guerriero, impreparato su questo, ecco che piano, vai disfacendo quella X dal tuo petto
e getti le braccia parallele al tuo corpo:
segni di un castello che adesso sta valutando la sua resa;
segni di una Venere potente che, dall’alto, osserva compiaciuta.

Ma ancora non parli, tu che vieni da Marte, tieni la bocca serrata,
eppure mi guardi; mi osservi in silenzio con due occhi meno di ghiaccio.
Quella mia mano ancora sulla tua spalla, ti sta diffondendo il calore della mia terra,
un calore che non sa di fiamme e fuoco dell’inferno, ma di sentimenti e di vita.
Sento il tuo corpo meno in tensione, vedo la tua carne cambiare colore.
Certa che anche Venere ci sta guardando, e che Marte, lui sa che davanti a lei,
la guerra prima o poi dovrà cessare.

Finché il fuoco si trasformerà in rose rosse
e i silenzi diventeranno parole;
finché il vento soffierà piano nel castello dalle finestre spalancate sul mare
e il canto colorerà le sue sale di emozioni.
E da quel tuo sguardo tornato umano, inaspettatamente mi sorridi:
tu che vieni da Marte, io che vengo da Venere
non siamo poi di mondi così opposti;
conosciamo la guerra, conosciamo l’amore,
e tu, guerriero, ogni volta è grazie a me che ti ricordi che hai un cuore.

Pensiero e sentimento, Poesia, Racconti & Poesie

Questo luogo

Sono io, questo luogo.
È assurdo da spiegare,
ma ci sono dovuta nascere per coincidervi così tanto.

Io non sarei io,
senza la sua presenza costante
che fin da sempre penetrava dalla finestra della mia camera.
Giorno e notte
Estati e inverni
In mia presenza e durante le lunghe assenze.
Lui continuava ad esserci.

Io sono questo luogo,
Io mi ricordo -me stessa mi ricorda- questo luogo.
Come un profumo, e questo luogo è il mio profumo.

Tanto che se fossi una terza persona e ci andassi,
nel guardare l’isolotto beato in mezzo alle onde del mare,
spontaneamente penserei:
“Valeria…”.

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La Buonanotte

Buonanotte mi disse
Buonanotte gli dissi
Ed andammo a dormire in luoghi lontani.
Poi andammo a cercarci per boschi dispersi
E ci perdemmo, senza più ritrovarci, tra le dune dei deserti.
Buonanotte gli dissi
Buonanotte mi disse
E non sapevamo ciò che stavamo facendo.
Era un addio, un arrivederci o un aspettami che torno?
Erano fiori, erano lacrime o calci e promesse?
Buonanotte mi disse
Buonanotte gli dissi
Ed i giorni diventavano secoli che cavalcavano
E le parole foglie gialle che, via via, cadevano
E le notti promemoria fatti di stelle che perdevano luce
sopra le colline ondulate nell’oceano di sabbia.
Lui era sperduto tra le dune del deserto
Io era immersa tra le onde del mare
Non ci saremmo più incontrati a mezzanotte sull’orologio del cielo
Non ci saremmo più tenuti stretti sotto l’aurora boreale.
E per cui
Buonanotte mi disse
Buonanotte gli dissi
Ed il tempo non era più sogno, ormai
E la realtà, dopo l’ultima notte, tornava ad aspettarmi.
Ed io mi sarei dovuta risvegliare, l’indomani.
E così buonanotte gli dissi
E così buonanotte mi dissi.

Poesia, Racconti & Poesie

Distanza

Te ne stai lì, lontano,
tra chilometri di strade, lampioni, deserti.
Sei distante da tutti, perfino da te.
Se vuoi urlare, io ti ascolto.
Se vuoi calore, so arrivare fino a lì.
Se vuoi l’amore che questo mondo ti nasconde, è perché siamo distanti.
E se vuoi qualcosa che non sai cos’è, almeno per adesso chiudi gli occhi
e vedrai me.

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Se…

Se fossi giù, a casa mia,
distesa sul letto della mia stanza,
mi alzerei e aprirei le persiane.
Allora uscirei in terrazza e guarderei l’isola che dorme,
ignara di tutto e lontana da noi.

Fossi in Sicilia, a casa mia,
prenderei le chiavi e scenderei in garage.
Avessi il mio motore blu, unico compagno da tantissimi anni,
ci salirei, riportandolo in vita.

Se non ci fosse la quarantena e fossi giù,
a casa mia,
sentirei la solita necessità di evadere
che mi accompagna da quando avevo poco più di quindici anni.
Potessi ancora sentire il vento mischiato alla musica,
mentre mi dirigo verso il mare.

Ma con i se, non si alimentano i sorrisi.
Ed io non sono giù, a casa mia.
Sono in una casa prestata,
di una città qualunque,
in un punto del mondo.

Eppure i sogni e l’immaginazione,
su quelli non si impone nessuna quarantena.
Ne scrivo a miliardi in questo periodo, preparandomi alla vita,
per quando, chissà,
forse smetterò di essere una mera spettatrice di questo teatro di luci vanescenti
e comincerò finalmente a scegliere quali fili tirare.

E anche questo viaggio è terminato,
e io ritorno alla realtà di questa stanza.

Pensiero e sentimento, Poesia

La guerra mondiale

Magari oggi non sorriderò e parlerò poco.
O chissà, magari domani farò battute e sembrerò goffa.
Ma tu che mi guardi da fuori, prendimi la mano sia oggi che domani.
Nella testa ho una guerra mondiale che concentra tutte le energie per ricaricare i cannoni di paura e paranoia.
Eppure
, tu che sei fuori, stai sicuro che questo non lo vedrai;
al massimo noterai del vapore fuoriuscire dagli occhi o forse ti sembrerò stanca, ma non sentirai urla, né pianti.
Perché non ne farò.

Quindi fa’ piano, tu che mi vedi sorridere sull’orlo di una battuta tra le luci della notte.
Che mentre mi cibo della tua compagnia, tu, caro amico mio,
stai curando un po’ della mia malinconia.