Buonanotte mi disse
Buonanotte gli dissi
Ed andammo a dormire in luoghi lontani.
Poi andammo a cercarci per boschi dispersi
E ci perdemmo, senza più ritrovarci, tra le dune dei deserti.
Buonanotte gli dissi
Buonanotte mi disse
E non sapevamo ciò che stavamo facendo.
Era un addio, un arrivederci o un aspettami che torno?
Erano fiori, erano lacrime o calci e promesse?
Buonanotte mi disse
Buonanotte gli dissi
Ed i giorni diventavano secoli che cavalcavano
E le parole foglie gialle che, via via, cadevano
E le notti promemoria fatti di stelle che perdevano luce
sopra le colline ondulate nell’oceano di sabbia.
Lui era sperduto tra le dune del deserto
Io era immersa tra le onde del mare
Non ci saremmo più incontrati a mezzanotte sull’orologio del cielo
Non ci saremmo più tenuti stretti sotto l’aurora boreale.
E per cui
Buonanotte mi disse
Buonanotte gli dissi
Ed il tempo non era più sogno, ormai
E la realtà, dopo l’ultima notte, tornava ad aspettarmi.
Ed io mi sarei dovuta risvegliare, l’indomani.
E così buonanotte gli dissi
E così buonanotte mi dissi.
Mese: marzo 2020
Distanza
Te ne stai lì, lontano,
tra chilometri di strade, lampioni, deserti.
Sei distante da tutti, perfino da te.
Se vuoi urlare, io ti ascolto.
Se vuoi calore, so arrivare fino a lì.
Se vuoi l’amore che questo mondo ti nasconde, è perché siamo distanti.
E se vuoi qualcosa che non sai cos’è, almeno per adesso chiudi gli occhi
e vedrai me.
Se…
Se fossi giù, a casa mia,
distesa sul letto della mia stanza,
mi alzerei e aprirei le persiane.
Allora uscirei in terrazza e guarderei l’isola che dorme,
ignara di tutto e lontana da noi.
Fossi in Sicilia, a casa mia,
prenderei le chiavi e scenderei in garage.
Avessi il mio motore blu, unico compagno da tantissimi anni,
ci salirei, riportandolo in vita.
Se non ci fosse la quarantena e fossi giù,
a casa mia,
sentirei la solita necessità di evadere
che mi accompagna da quando avevo poco più di quindici anni.
Potessi ancora sentire il vento mischiato alla musica,
mentre mi dirigo verso il mare.
Ma con i se, non si alimentano i sorrisi.
Ed io non sono giù, a casa mia.
Sono in una casa prestata,
di una città qualunque,
in un punto del mondo.
Eppure i sogni e l’immaginazione,
su quelli non si impone nessuna quarantena.
Ne scrivo a miliardi in questo periodo, preparandomi alla vita,
per quando, chissà,
forse smetterò di essere una mera spettatrice di questo teatro di luci vanescenti
e comincerò finalmente a scegliere quali fili tirare.
E anche questo viaggio è terminato,
e io ritorno alla realtà di questa stanza.
Poiesis
Io non credo in una vita senza amore ed è per questo che ho cominciato a scrivere.
Un anno fa, due anni fa, tre anni fa, quindici anni fa, non è vero che non ero innamorata: lo ero!
Lo ero dei personaggi che ho inventato, delle storie che ho immaginato, delle stanze che vi ho descritto.
Vedevo chiaramente ogni cosa, ogni abbraccio, ogni sguardo. Sentivo ogni parola, anche quella non detta, perfino quella che si nasconde tra i sospiri di chi guarda il cielo. Ho percepito la presenza nell’assenza, e l’ho concretizzata in occhi scuri e riccioli, tra i fogli bianchi di vecchi diari.
Ho sempre amato, in ogni racconto, un personaggio diverso. Quel personaggio che proveniva da qualche punto remoto dei miei sogni.
Ti ho amato che eri un uomo, ti ho abbracciato che eri tornato ragazzino. Ti ho consolato che eri impaurito, e ho rispettato i tuoi tempi quando eri stanco.
Poi mi sono innamorata anche di me, di tutti i personaggi che andavo personificando. Ho amato ogni me, protagonista, che via via, andava acquisendo una fisionomia sempre diversa, sperimentando la vita e fortificandosi nel carattere.
Ma c’erano dei punti fermi ogni volta. Perché tu eri sempre tu, ed io ero sempre io, sebbene in ruoli diversi. Un giorno insieme, un giorno distanti, un giorno orgogliosi e l’altro di nuovo e ancora una volta amanti.
E in ogni pagina scritta, in ogni scena immaginata e in ogni discorso trascritto con nomi diversi, con il mare come sfondo, io non ho mai smesso neppure un giorno di amare, né di sentirmi amata.
Sono sempre stata innamorata dell’amore, e ho avuto bisogno di portarlo nella mia vita. Allora ho fatto un patto con la mia immaginazione: lei dettava, io scrivevo.
E quell’amore mi riscalda ancora e illumina i giorni più uggiosi, lui che è una fonte sempre gaia di piaceri, che ho creato e alimentato fin da quando ero una bambina, con tutta la potente dolcezza di cui è capace il mio cuore.
How I met the Covid19
mo pure messi d’impegno a festeggiare il capodanno di quel 2020, lo facevamo, ma pur sempre stando a casa.
Tuttavia, anche se lontani, eravamo uniti grazie a internet, e ricordo che io controllavo costantemente la salute di tutti i miei cari, bisnonni e vostri zii e zie varie, grazie a Whatsapp e Facebook.”
“Cosa sono Whatsapp e Facebook, nonna?”
“Niente tesori, questo ve lo spiegherò quando arriverete al capitolo di storia in cui cadde il meteorite vicino alla terra nell’aprile dello stesso anno di merda”.
Aspettare
Ci vorrà ancora tempo, ma noi ormai abbiamo imparato il significato della parola “aspettare”. E aspetteremo insieme, fino a quando le acque si saranno calmate. Soltanto allora saremo finalmente liberi di poterci riabbracciare e, per alcuni di noi, di poter tornare a casa.
Forza!
Io sto a Casa
Casa è dove il frigo è sempre pieno e i vestiti si puliscono da soli.
Casa è dove basta che si chiude la porta e si entra in un mondo tutto proprio e incontaminato dal resto (in tutti i sensi).
Casa è dove puoi guardare un film sdivacata sul divano e nessuno può sanzionarti per la tua condotta.
Casa è il luogo che puoi percorrere ad occhi chiusi, perché è proprio casa tua.
Casa è uno stato mentale, che inizia appena richiudi dietro di te la porta d’ingresso.
Casa è pace, famiglia, alti e bassi, ma completezza.
E poi casa è dove puoi dormire!
Il posto dove puoi studiare le tue strategie per affrontare la vita che c’è fuori.
È un luogo senza tempo dove puoi documentarti e diventare un cittadino migliore e una persona diversa.
A casa ti puoi reinventare, imparare cose nuove, sbagliare senza essere visto.
A casa puoi prendere un respiro di sollievo da quella vita stancante che scorre come un film, fuori dal tuo palazzo.
La tua casa, la tua tana, il tuo nascondiglio, quello che sogni alla fine di un turno di 8 ore.
Casa è dove puoi riscaldarti dal freddo dell’inverno e da una solitudine che ci accompagna.
Insomma, adesso qualcuno ha esaudito le tue preghiere e ti permette di godertela. Di goderti quel letto, con quella tisana e magari il tutto davanti a un camino (se non ce l’hai, Netflix te lo metterà a disposizione).
Quindi, stiamocene a casa se non ci sono emergenze a cui rispondere, che si sa che è ormai più figo di fare movida.
E sopratutto voi che siete nelle vostre vere case, nelle vostre città, con i vostri affetti, approfittatene anche per noi. Sì, noi che alloggiamo in una casa-in-prestito e che non é proprio la nostra; una casa di persone fuori sede che rimangono lontane, con sacrificio, ma con gesto di amore e buon senso.