Pensieri della sera che magari non parlano sempre di amore

Piccoli traguardi

Ogni volta, quasi non mi sembra vero che i miei pensieri finiscono per comparire su dei libri che la gente sfoglia, in chissà quale città.
Cinque anni fa, fin da quell’unica poesia che, senza saperlo, divenne la prima di altre pubblicazioni, ad oggi, primo mese del neo 2020, le mie parole corrono come me alla ricerca di occhi curiosi.
E sebbene ciò che scrivo non sia niente di speciale, quel che importa è che ho sempre scritto con il cuore.
Da quei diari che tenevo durante l’adolescenza, e poi con i racconti che tutt’ora invento in certe notti ispirate, il mio intento è sempre stato quello di permettervi di entrare nel labirinto arzigogolato e ondivago dei miei sogni, perché possa mostrarveli nel modo più nitido possibile.
Cosicché possiate dire di avermi conosciuta un briciolo in più, mentre io vedo realizzato un desiderio; ché scrivere e creare storie che lasciano sognante chi le legge, è una delle cose che ho sempre amato da che ho memoria. E che vedere che, bene o male, c’è qualcuno che crede in questa piccola parte di me, mi fa semplicemente venire voglia di continuare a farlo.

Bologna, Gennaio 2020

Dialoghi, Racconti, Racconti & Poesie

Il bracciale

-Come mi hai trovata?
-Non lo so.
-E come sei arrivato fin qui?
-Non lo so. Ho sentito la tua voce una notte, mentre dormivo. Il tuo viso era nascosto tra i capelli lunghi e smossi dal vento, ma ti ho riconosciuta. Ho scorto dietro di te delle mura di un castello antico, mi chiedevi di venirti a prendere, affacciata a un balcone con sotto un mare in tempesta.
-Non ero io. Non ho bisogno che tu mi venga a salvare da nessun mare in tempesta. Questa è la mia casa ormai, e quel castello non è una prigione. Perché sei qui?
-Forse proprio per questo, perché non ne hai bisogno. E allora sono qui per smontare l’armatura con cui ti difendi dalle maree che sbattono contro la tua isola. Sono qui per farti venire via con me su quella barca che, inspiegabilmente, mi ha condotto fin qui, spinta soltanto dal ricordo della tua voce. Sono qui per farti accorgere di questo filo rosso che hai trasformato in bracciale e che adesso tieni al posto. Sai cos’è?
-Questo bracciale, dici? L’ho trovato prima di arrivare qui. Era un filo rimasto impigliato tra i miei capelli mentre stavo per salire sulla nave. Era il mio vecchio mondo che mi salutava.
-Ero io che ti salutavo. Il vento ha condotto alla mia finestra un filo uguale. Tu non vuoi essere salvata ed io non sono qui per farlo, ma permettimi di farti comprendere che prima o poi questa fase deve finire. Hai avuto il tuo addestramento e sei una persona diversa, completa, cresciuta. Adesso è arrivato il momento di tornare a casa. Perciò, sali con me su quella barca.
-No, non voglio, non posso.
-Vieni con me, non scappare ancora dalla felicità. Sali con me su quella barca che ti riporto a casa.

Il vento le copre il volto con i capelli, il suo sguardo era rivolto verso il mare.

Racconti, Racconti & Poesie

Capitolo 1 di un libro mai scritto

Quando decisi di trasferirmi in Inghilterra, non so perché lo feci. Forse per scappare dalla routine, da quella gente, dalla mia città; forse per dimenticare un amore o forse per trovarne uno vero. Quel che mi dissi, però, fu che era per crescere e rimuovere quelle paure che non mi potevano far diventare la donna indipendente che ho sempre voluto essere. Per cui, un giorno di novembre, decisi che era il momento di evadere. Scesi in cantina e ripescai quella vecchia cartina dell’Europa messa da parte con l’avvento della fredda tecnologia. Mi portai Ugo; Ugo era il mio gatto trovatello (o per meglio dire la gatta trovatella che avevamo scambiato per maschietto). Accesi la luce della cantina e stesi per terra quella vecchia mappa impolverata, strappata e che sapeva di tutti quegli oggetti vintage che hanno un passato da raccontare, ma che in pochi vogliono ascoltare. In quel momento Ugo, dopo aver annusato un po’ della Germania e della Spagna, saltando completamente l’Italia, e miagolando in direzione della Russia, si soffermò particolarmente sull’Inghilterra e, certa che la sua attenzione non fosse dipesa da quella strana macchia grigia sopra Manchester, decisi o meglio, Ugo decise per me che quella sarebbe stata la mia meta.
So che può sembrare stupido affidare una scelta così importante all’olfatto di un gatto femmina a cui è stato pure dato un nome maschile, ma dopotutto lei che ne sapeva. Solo se certe cose si vengono a scoprire, in alcuni nasce un senso di vendetta, ma grazie al cielo questa malattia affetta solo gli uomini, mentre i gatti come la mia Ugo ne erano immuni.
Avevo 20 anni e in un banalissimo giorno di pioggia di Dicembre, con la primavera nel cuore, due valigie più grandi di me e senza Ugo, me ne andai nell’altrettanto piovosa Inghilterra per costruire il mio futuro.

 

Capitolo II
“Indietro non si torna”

Racconti, Racconti & Poesie

Sul Pellegrino

Se per un giorno, questo mondo fosse abitato soltanto da romantici e sognatori, allora ti direi di incontrarci domani a mezzanotte su quel monte che protegge Palermo e il suo mare.
Lí, sul belvedere del Pellegrino, segretamente si incontrano gli amanti che vogliono contemplare il futuro, guardando le stelle, a mani intrecciate.
E allora io lo scelgo, come palcoscenico del nostro incontro, pronto ad avvolgerci mentre noi stessi ci avvolgiamo e ci riscaldiamo nel nostro abbraccio, tra le stelle e il buio, su uno sfondo cielo-mare.