L’ignoranza rimarrà sempre un male da sconfiggere e finché si ignora, fintantoché non si impara, la storia si ripeterà in corsi e ricorsi che ci devono far aprire gli occhi, prima o poi. Fino ad allora, saremo costretti a raggiungere l’età dell’oro e a vedercela sottrarre da sotto il naso, nuovamente e ancora. E ci sbatteremo la testa su questi libri chiusi, se non leggiamo, se non studiamo, se non impariamo anche dalle esperienze altrui e non spalanchiamo come una finestra la mente.
La cultura è uno strumento, è un potere più grande della forza, del favoritismo, della crudeltà, del pregiudizio e dell’ignoranza. Ci aiuta a vedere le persone per quello che sono, e cioè persone, al di là del colore, dell’orientamento sessuale, della loro personale vita, e ci permette di vedere la realtà con chiarezza. Perché non è tutto qui, in questa quotidianità grigia e corrotta, c’è dell’altro e, in qualche modo, i secoli ce ne parlano tramite la parola scritta.
Perciò spolverate quel ripiano dimenticato di libri e fateli rivivere sotto i vostri occhi, nella vostra testa e nelle azioni future.
Che oggi abbiamo davvero bisogno di speranza.
Mese: gennaio 2019
Il sogno
Ma quell’uccellino, era ancora nello zaino e non aveva bevuto! Era senza acqua ed io ci pensavo. Perchè non gli facevo prendere aria? Perchè non tornavo subito a prendere lo zaino per farlo bere, per dargli da mangiare, o chissà per liberarlo?
Istruzioni in corso d’opera
Quando scrivo, immagino che i miei brani possano trasformarsi in chiavi, in strumenti che vi regalo come fossero mazzi di fiori. E queste chiavi dorate, d’argento oppure di tutti i colori dell’arcobaleno mi piacerebbe che assumessero tutti i connotati e i profumi che voi stessi volete conferire loro. Con esse, desidero darvi uno strumento per dischiudere alcune porte e, in questo modo, farvi accedere a dei luoghi remoti della vostra mente. Sarebbe bello accompagnarvi per mano fino a certi ricordi ancora rinchiusi in scatole impolverate e, chi lo sa, far risorgere piano piano certe emozioni assopite. O ancora, al contrario, vorrei che quanto scrivo, possa ricondurvi a nuove stanze inesplorate, dove all’interno possiate scoprire tesori luccicanti di nuove speranze per il futuro.
Le mie parole, inoltre, non devono essere lette obbligatoriamente in modo fedele; lascio a ognuno la libertà di combinarle in totale libertà e di immaginare mondi propri. Pertanto, se scrivo che in una stanza ci sono un letto, un vaso di fiori e una finestra, avete tutto il diritto di posizionare quella finestra, il vaso o il letto ovunque voi vogliate, come meglio credete e per come essi, in questo modo assemblati, possano funzionare per voi.
Concordo con quel saggio che una volta disse: “Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso” [Proust], perché io, in primis, in quanto lettrice, ci credo.
Sentitevi liberi di modificare anche la fine dei miei ragionamenti, purché una vostra personale conclusione possa arricchire di un dettaglio in più la vostra vita.
Infine, desidero che le mie frasi siano scale su cui possiate salire per vedere meglio dall’alto, sia il passato che il futuro. Ma intanto, qui nel presente, spero sempre che possiate godere del semplice atto di leggerle e, una volta terminato, che possiate tornare alla vostra vita con un sogno, un pensiero, una nostalgia, un ricordo o una speranza che non avevate prima di leggervi in questo blog.
Io
Una musica, una voce.
Delle fotografie dai toni azzurri e strade sconosciute.
Un profilo, un’ombra, Dibutade.
Delle corde pizzicate, dei tasti bianchi e neri.
Un profumo, gelsomini e il Narciso.
Un’isoletta sul mare.
Un terrazzo di una villetta di borgata e il cielo come tetto.
Una valigia celeste e tanti aerei.
Tre lingue, cinque città, due paesi.
Amici che sono tesori preziosi.
Quattro poesie, infiniti pensieri e tanti libri.
Passeggiate e musei, tra malinconia e immaginazione.
Due genitori come ancore.
Una barca che salpa tra le onde con il suo porto sempre nel cuore.
Io.
Risvegli
È forte il suono della musica?
Con tutto quell’alcol, ti senti nella bambagia.
E i tuoi amici che ballano, ti parlano, alcuni vagano con gli occhi persi, altri ridono. Non li senti, li superi come fantasmi nel tuo mondo in cui ti stai sentendo da solo, adesso.
Forse è stato l’ultimo cocktail, forse la stanchezza di serate sempre uguali e diverse, con persone, amici e sconosciuti che chissà se rivedrai mai più.
Come si chiamava lei? Ne hai baciata un’altra oggi, somigliava a quella di ieri o probabilmente ne era completamente l’opposto, nemmeno lo sai. Perché anche ieri notte, come la volta prima, l’alcol ti aveva rinchiuso nuovamente in questa bolla, dove i colori diventano sfocati e si perdono in scie di risate sempre più vacue.
Ma stasera è diverso, la senti l’assenza. Vaghi tra facce, ma ne manca una.
Quale? Chi sei? Come sei fatta? Ti chiedi e inconsciamente mi chiedi.
Ed io sono qui, che ti osservo da lontano con la mente che vola.
Sono qui, mentre ti rispondo in qualche modo che nemmeno io so spiegarmi.
Sono distante anni luce o forse solo alcuni paesi, mentre tu annuisci e fingi ti stare bene, appena il tuo amico si avvicina e ti mette la mano sulla spalla.
Sono qui, non là dentro, provo ancora a dirti.
È tardi, sono quasi le quattro di notte, e intanto sto nel mio letto che fa da scenografia a questo sogno. Percepisco, in qualche modo, questa conversazione che avviene tra di noi. Tu mi ascolti o senti qualcosa di indefinito, e invano mi cerchi in quella discoteca sempre più vuota mentre il dj mette l’ultima canzone.
Non sai descrivere che tipo di mancanza sia la mia, né se ci siamo mai conosciuti prima.
Ma io sono qui, nel silenzio di una stanza che ti sento adesso.
E so che esisti.
Ed anche tu, non si sa bene come, sai che esisto.
Il dj smonta la consolle, le luci si accendono all’interno del locale e tu esci da lì, mettendoti in una macchina parcheggiata lontano, a petto nudo.
Arrivi a letto che è giorno ormai, mentre da questo lato del mio mondo, io mi sveglio.
Siamo così diversi, così lontani, che forse non ci incontreremo mai.
Ma esistiamo insieme oggi, e mentre mi risveglio, tu cominci a sognarmi.
È una consapevolezza irrazionale quanto adesso stiamo pensando, ma sappiamo all’unisono che in questa vita non siamo più soli da stanotte. E con questa strana certezza bevo il caffè, dando un ultimo sguardo all’articolo da inviare in redazione.
Ormai è pomeriggio, mentre improvvisamente apri gli occhi dopo quell’ennesima ed ultima notte brava che hai passato; lo senti pure tu che da oggi è tutto diverso. Ed è qualcosa che hai capito fin da subito; fin da quando in sogno, ai margini di quella strada variopinta e sconosciuta, hai messo a fuoco il mio viso, mentre con gli occhi cangianti che ti guardavano, ti dicevo: “Cercami”.