-Sì, bambina mia, è questa la loro storia: quando sta per arrivare la luna, il sole si va a nascondere dietro il mare.
-Ma perché? Allora non si vogliono bene?
-Certo e tanto. Vedi, loro lo sanno di volersi bene, ma è la vita che impone questa corsa.
-E allora non si vedono mai?
-Sì che si vedono. Devi sapere che, di tanto in tanto, il sole e la luna si incontrano in un punto del cielo e si abbracciano. Noi tutti aspettiamo con ansia che il sole abbracci la luna e quando accade, guardiamo il cielo e siamo felici. Pensa che abbiamo dato pure un nome al loro abbraccio e l’abbiamo chiamato eclissi.
-E perché siete felici?
-Perché sappiamo che in quel momento il sole e la luna sono contenti di riunirsi e di riposarsi insieme dopo tanto viaggiare per il cielo. Un poco come quando la sera torniamo a casa io e papà che non ci siamo visti per tutto il giorno e ci abbracciamo. Tu, amore, non sei felice quando la sera papà mi abbraccia?
-Sì, mamma!
-Ed è lo stesso quando guardiamo il sole e la luna incontrarsi nel cielo! Tutto chiaro adesso? Hai altri perché che vogliono uscire da quella bella testolina scura?
-Per ora no! Quindi mamma sicura che si abbracciano, prima o poi?
-Sì, amore, prima o poi si riabbracciano sempre.
Mese: agosto 2018
Le forbici
Piccolina,
se questa persona si volta male nei tuoi riguardi, non ti ama.
Se si ostina a non parlarti per tre giorni, non ti ama.
Se è dolce un giorno, ma ti tiene il broncio al primo nonnulla, non ti ama.
Se ti limita nelle azioni e nel pensiero, non ti ama.
Lui è un compagno: ti dovrebbe “accompagnare”, dandoti quella dannata mano, e non menarti verbalmente, psicologicamente o chissà magari fisicamente, con quella stessa mano che ti toglie a suo piacimento.
Tesoro, hai 18 anni, la vita è un uragano di colori e libertà: è fatta di ferite, di lezioni apprese, di cose da perdere e altre da trovare.
Se quella persona -che tanto dice di amarti- ti minaccia che sarai tu a perdere lui, non ti ama.
Se quella persona -che tanto dice di tenerti sul palmo della mano- ti toglie il sonno, la fame, l’aria e la tranquillità solo perchè hai salutato un tuo amico, non ti ama.
Se quella persona fa la vittima, ti dice che fai schifo, ma poi ti abbraccia, non farà altro che decidere quale sarà il tuo prossimo umore in base al suo, ma fidati che nemmeno quello è amore.
É una persona malata che ti trascinerà in questo vortice di follie; modificherà la tua bella testolina e spegnerà il tuo sorriso e i tuoi sogni, uno ad uno.
Ti farà ritrovare sola, farà in modo di essere lui tutto il tuo mondo e quando non gli andrà, sparirà dalla tua vista, così perchè quel giorno si sarà svegliato male.
Asciugati quella lacrima, cucciola mia, che sei libera se te ne accorgi – e poi ti puoi anche arrabbiare tantissimo- pensando che il filo che ti lega non è fatto di amore, ma è pura violenza. Arrabbiati e taglialo con tutta la forza che hai, perché lo sai che succederà?
Se, infine, un giorno vorrai prendere il volo, seguire il tuo percorso – specie in tempi come questi in cui il trovare lavoro spesso coincide con il lasciare la tua cameretta lontano da Stoccolma-, fallo: l’amore non sta negli occhi.
E se te ne vai e continui a sentire il calore nel cuore, ma tornando trovi la casa vuota: tranquilla piccolina, sei stata coraggiosa e quella persona -che non ti amava- ha fatto l’unica cosa buona per te: lasciarti andare.
Ecco le forbici, ora sta a te tagliare.
La collana di conchiglie
Desiderio
Successe questo e accadde in rapida sequenza: due persone, in due città diverse, compresero nello stesso momento che le parole avevano ali create per colmare le distanze.
Allora entrambi volarono.
L’effetto della calamita
Dentro i “come stai?” si cela l’affetto.
Nei sorrisi, nei discorsi e negli sguardi.
Nella complicità del cercarsi,
nella facilità del trovarsi.
L’affetto è l’effetto della calamita.
L’attrazione che unisce due corpi.
Un ponte fatto di parole e abbracci dal calore intramontabile.
Come una gatta sul davanzale
Se fossi una gatta, starei tutto il giorno affacciata alla finestra. Da lì, osserverei il mondo ricoperto di alberi rigogliosi e di cespugli di fiori, che disseminano l’ombra nella montagna sulla quale poggia la mia casa ormai abbandonata.
Vedrei il passare delle stagioni e con loro, quello degli uccelli, mentre di tanto in tanto verrei ammaliata dalle serenate degli altri gatti che per caso passerebbero di lì.
Se fossi una gatta avrei il tempo di comporre nella mia testa tante poesie: sarei una gatta riflessiva e malinconica. Mi nutrirei di intensi silenzi, accompagnati dal respiro della sola natura; darei amore solo a chi direi io, e lo darei tutto, incondizionatamente.
Mi mancherebbe soltanto la capacità di parlare, di esprimere i miei pensieri a parole; eppure utilizzerei gli occhi e la coda, per ammaliare, addolcire o fare scappare.
Se fossi una gatta, sceglierei sempre di vivere la mia vita appoggiata al davanzale di quella finestra al di sopra di un mondo incontaminato: non ci sarebbe nessun mare all’orizzonte questa volta, soltanto il cielo sterminato e neanche l’ombra di un essere umano.
Nella mia quiete, vivrei in pace e libera, senza rancori e senza dolori. Solo io, i miei sommessi miagolii e con la compagnia della luna che ogni sera verrebbe a diffondere di luce notturna il mio paradiso in terra.
Ma non sono una gatta, sono una donna, la mia finestra da sul mare e i miei pensieri vengono scritti su un foglio di carta stropicciato. E questa carta bianca con degli schizzi neri, un giorno probabilmente volerà spinta dal vento, fino a raggiungere le pendici di una montagna con una casa abbandonata; nella finestra si vede una gatta nera che in silenzio osserva il concerto del mondo e le danze degli umani che riempiono con le loro giravolte la visuale ai suoi piedi.