Pensieri della sera che magari non parlano sempre di amore

La stanza tutta per sé

Ancora una volta un albergo nuovo ed una stanza per uno.
Ancora un volta un’altra città, altre lenzuola, altri flaconcini di bagnoschiuma da collezionare.
Ancora un’altra volta i minuti contati, una mezzanotte che arriva in fretta, occhi che si chiudono e che si riaprono con il sole.
Sono di nuovo qui, e altrove, con tanti cambiamenti in potenza nella mia testa.
Ricominciare è il titolo di questo gruppo di pensieri che poi si diramano in: cerca una casa, spera che sia comoda, spera di condividerla con persone che ti facciano vivere bene, spera di ricostruire una vita e di continuare a costruirti, tu.
Alla fine è il voler vivere bene a farci muovere su e giù per le città, per le strade, per gli impegni, per le brutte e per le belle esperienze e, sopratutto, tra le persone.
È il voler vivere bene che ci infonde coraggio per tentare: tentare di trovare la fortuna e il vivere bene da un’altra parte.
È quella vocina che dice: non fermarti qui, puoi avere di più, puoi avere di meglio con gli anni, con l’esperienza, con gli errori di percorso.
Vivere bene alla fine può essere il risultato di tutti quegli errori di percorso che ti hanno fatto cambiare costantemente il tuo cammino e così facendo, passare da un letto più piccolo, a uno più grande, poi ad uno in un luogo freddo, fino a uno enorme in un luogo caldo.
Ed io, oggi, mi ritrovo nell’ennesima stanza sconosciuta a scrivere in questa sezione del mio blog dedicata ai pensieri ondivaghi che magari non parlano sempre di amore, stilando un breve trattato sul vivere bene come obiettivo.
E Virginia Woolf lo diceva anche:”se vuole scrivere romanzi, la donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé”.
E se questo romanzo, questa volta, fosse il romanzo della nostra vita?
E se la donna, questa volta, fosse l’umanità in generale?
Ecco l’obiettivo, ecco il vivere bene. Arrivare a costruirci una vita che nel raggiungimento della gioia interiore, si comporti come un romanzo. Per cui continueranno a servirci i momenti negativi, ci saranno proprio utili, anche per apprezzare i positivi e non cadere nella noia. Senza dimenticare che sono solo fasi, gradini, rampe di scale dal numero finito; collegamenti per raggiungere il nostro scopo.
E adesso, ragionando per gradi, ecco da dove iniziare questa nuova fase: serve una casa nuova con un’altra stanza ancora delle fattezze a me sconosciute. Soltanto allora, nel raccoglimento e nella calma del mio microcosmo, protetta dal caos dell’universo là fuori, servirà una stanza a contribuire alla realizzazione del mio romanzo o, in altri termini, al proseguimento della mia (buona) vita.

Poesia, Racconti & Poesie

Un gesto rivoluzionario

Sentimenti.
Senti, menti?
E dimmelo prima, prima che ci casco.
Ora che ho costruito la corazza e questo castello.
Ora che ho ricamato perfino le maniche con il merletto,
giusto per no sembrare fin troppo di ferro.
Sentimento
Senti, mento.
Dovresti dirmelo, ma da subito.
Prima di far diventare il cuore più grande e più rosso.
Prima di far convivere la tua immagine con i miei pensieri ogni giorno.
Sentimenti
Tutti mentono.
Io mento se ti dico che, in fin dei conti, non mi importa,
tu menti se mi dici parole in disaccordo con le azioni
e gli altri mentono in silenzio, mentre sanno che stiamo andando giù per il burrone.
E allora, ecco che ti dico:
faccio un gesto rivoluzionario.
Io mi spoglio,
rimango nuda,
lancio la corazza nel ruscello,
la mangeranno i coccodrilli
e dopo di ciò non si torna indietro.
Ti offro la mia mano,
che da quel burrone non cadiamo,
ma ci buttiamo.
E sappi che mi porto nello zaino tutta quella fiducia che avevo nascosto nelle fondamenta del castello,
quando rimasta senza, continuai a vivere grazie a una corazza.
Tolgo l’ultimo pezzo,
ti guardo negli occhi mentre lo faccio.
Sono nuda,
sono pronta.
Ti offro questa mano,
allora, saltiamo?

Poesia, Racconti & Poesie

Incontri

Attraverso la strada
e nel centro preciso,
tra macchine che corrono alla mia destra
e macchine che aspettano a sinistra,
accadono due cose in un unico istante:
tu mi vieni incontro
ed io alzo lo sguardo.
Da quel momento gli avvenimenti si moltiplicano,
si sdoppiano,
prendono altre vie,
diventano infiniti.
Con la luce di quegli occhi chiari e sconosciuti,
mi sono ritrovata in riva al mare,
in una fresca mattina di maggio.
Subito dopo ero in un punto sperduto della più alta montagna innevata,
davanti a un camino che odorava di legna,
sul finire di gennaio.
Ancora, mi trovavo in mezzo a un prato,
nascosta tra i girasoli che mi superavano in altezza,
ai primi di settembre.
E d’improvviso mi ero catapultata nel deserto,
anzi, nell’unica oasi in mezzo al Sahara,
quando novembre si sostituì a ottobre.
Un attimo solo,
uno sguardo e basta tra i rumori della città
ed io ero mille,
in cento posti contemporaneamente,
in mille tempi diversi,
avvolta nel silenzio,
ma sempre con te accanto.
Poi come un tuono,
il rombo dei motori mi riportò al presente,
a una delle mie tante realtà.
Tu mi superasti,
io arrivai salva al marciapiede opposto.
E allora al prossimo incontro,
alla prossima vita,
pensai,
amore mio.

Pensiero e sentimento, Racconti & Poesie

Lottare con le opposizioni

So dirti poche cose
e anche banali:
“Oh, anche tu qui?”
“Sì, tutto bene, a meraviglia!”
“Allora ci si vede.”
Ma so immaginarmi di dirtene tante e tanto più grandi:
“Mi manchi.”
“Torna, che non sto bene per niente.”
“In realtà, ti amo.”
Comprendo controsensi e opposizioni.
Del tipo: vorrei, ma non faccio.
Sarei, ma non sono.
Se solo.
Ma, eppure.
Ho sempre sbagliato l’approccio,
ho preso tutto al contrario.
Allora facciamo che questa volta le parole immaginate si riducono a tre frasi
e le parole dette diventano di più e aumentano di intensità.
E soltanto allora,
soltanto dopo aver lottato con le opposizioni,
soltanto dopo quell’azione modificata,
soltanto dopo aver agito con la testa e con la voce,
vediamo che succede
e come cambia il presente
e come cambia il futuro.

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A Narciso

Bel Narciso
la primavera sta arrivando
e il fiore si veste di colori sgargianti.
Il cielo mostra le sue tonalità più lucenti
e le nuvole non coprono più le acque del ruscello.
E tu, Narciso, ti siedi sulla roccia, sicuro di non cadere dentro l’acqua.
Pensi che il vento suoni per te e che gli usignoli ti intrattengano con i loro cori.
Credi che il gatto si mostri a te con lussuria per amarti
e così anche il piccolo pesce che si avvicina per immaginarti meglio quando te ne andrai.
Nel villaggio, poi, tutti si fermano al tuo passaggio.
Le conosci tutte, le figlie del pastore:
sono tutte tue amanti.
Bel Narciso, cosa leggi per imbellire anche la tua mente?
Neanche ti accorgi di me, che ti guardo da dietro l’albero di ginestre.
Ho una rosa in testa, profumo di gelsomino e ti osservo.
Hai un giglio in mano, profumi di narcisi e di me, non senti nemmeno lo sguardo che si posa sui tuoi capelli.
Ogni ricciolo, ogni muscolo, tutto sa di bellezza e dolore:
ogni parola, ogni pensiero, possono farmi vivere e nell’istante dopo morire.
Bel Narciso, ti riguardi allo specchio che si increspa per il passaggio di un cigno:
vi posi l’occhio per un attimo, ma subito ricordi che il tuo nome vale più di infinite piume bianche.
Ed io rimango dietro il mio albero a baciarti nel silenzio delle mie parole,
seppur con i pensieri stiamo ancora facendo l’amore sulla riva del fiume.
E mentre tu ti sposti da quella roccia, solo per contemplarti da più vicino,
il mio cuore perde un petalo, vedendoti rimpicciolire nella lontananza.
Eppure sento che su qualcosa io e il bel Narciso ci troveremo all’infinito:
l’oggetto del mio amore è Narciso, affacciato sul fiume a contemplare il suo volto
e l’oggetto del tuo amore è quel mio stesso amore, Narciso che, impegnato ad amarsi, non lo sa che sta per perdere colei che più di tutti lo ama.

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Sto andando via

Sto andando via.
Non c’è molto da dire,
solo che sto prendendo un aereo,
un’altra volta ancora.
E il lasciarti qui,
e tutto questo senso di distacco,
di allontanamento
e la solitudine.
Nulla di nuovo,
tutto lo stesso.

Sto andando via,
e lo ripeto,
il senso è solo questo.
Niente di sottinteso,
niente di non detto.
Anzi ho detto tutto
con ogni parola
e ogni silenzio.
Preparo la valigia,
ricontrollo il biglietto.
Allora prendo un taxi
e lascio questa casa.

In aeroporto, poi
aspetto l’apertura del gate
e anche un messaggio.
L’occhio lucido,
il groppo in gola.
Io,
un vortice di pensieri grigi e argento,
tanta gente,
il freddo,
una valigia
e l’aeroporto.

E questo è quanto
E dunque vado via.
Il tempo sta finendo
e nessuna luce da vita al cellulare.
Si apre il gate,
sto andando dall’altro lato,
mi guardo indietro,
e un’altra volta ti dico col pensiero:
sto andando via.

E tu che rimani,
sicuro che non preferisci che resti?

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Tsunami

Eri così semplice dietro un sorriso.
Senza maschera, senza spada.
La tua voce cambiava, aumentava di tono,
sorrideva anche quella.
E i tuoi occhi,
i tuoi begli occhioni scuri che diventavano color oro.
Ridevi, amore, ridevi con me.
E poi eccolo,
il cambiamento.
Il temporale e lo tsunami insieme.
Cosa ti è successo?
Non ne sei più uscito lo stesso.
Un lupo, un orso, non definisco quella maschera.
E non minacciarmi con la spada, che ho paura.
Tremo, mi guardi e tremo.
Niente sorrisi, solo inquietudine dalla causa senza madre.
Mi guardi, sei serio e io non capisco;
non ti riconosco.
Amore, dove sei?
Ti ho perso tra un’onda bassa e l’alta marea.
Eri a un passo da me e ora c’è tanto mare
c’è tanto male
a dividere noi.
Tu che mi hai lasciata sola a galleggiare
e ad ogni bracciata fino alla riva sento una frusta sulla schiena.
Lascia quella spada, non mi colpire ancora.
Stavo venendo a prenderti, non ad affogarti.
Perché tremi?
Non mi riconosci, sono io.
Come hai fatto a smettere di chiamare il mio nome.
Sono io, amore.
Sono io, l’amore.
E tutta questa profonda angoscia che sa di salsedine.
Stavo venendo a liberarti, non a incatenarti.
Basterebbe una carezza.
Lascia la spada e avvicina la mano.
Ti libero con quella carezza,
Mi liberi con la stessa carezza.
E adesso guardami.

 

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Domani

Più ti parlo nel silenzio
e più mi sembra di impazzire;
di avvolgermi dentro ghirigori fatti di sguardi immaginati
e di strozzarmi con i ricordi che forse non sono mai esistiti.
Più ti immagino accarezzare una guancia morbida
e più invidio fortemente quella guancia che non è la mia;
mentre io sto qui a proteggermi con la mano dalle lacrime.
E non c’è molto da scrivere
in questa triste poesia,
se non il senso di lontananza che mi divide da te.
E non c’è molto da sperare
in questi giorni mezzi vuoti,
se non il fatto che domani mi sveglierò
e sarà un nuovo giorno.

E sarà un nuovo giorno, sicuramente.