Poesia, Racconti & Poesie

Una canzone medio-allegra

Ho amato un uomo
e questo uomo mi ha lasciata.
Trallallero trallallá
Poi però è ritornato
e allora l’ho ignorato.
Trallallero trallallá.
Poi c’ho ripensato,
l’ho ripescato e lui mi ha evitato.
Trallallero trallallá.
Poi c’ha ripensato,
ha preso un treno ed è venuto.
Trallallero trallallá.
Allora l’ho fatto entrare,
mangiare e ubriacare.
Trallallerò trallallá.
E con l’alcol mi ha detto tanto cose:
che mi ama, che mi pensa, ma che in realtà è sposato.
Trallallero trallallá.
E con l’alcol gli ho detto tante cose:
che lo amo, che lo penso e che non mi sono accorta che
Trallallero trallallá
Forse avevo esagerato con la dose di arsenico nel suo vin brûlé.

Tanto che dal divano non si svegliò più.
Tanto che dal divano non si svegliò più.

Trallallero Trallallá

Racconti, Racconti & Poesie

Il cubo

C’è un stanza vuota con le pareti bianche e una finestra che da su un parco. L’unico svago di questa stanza è vedere il cambiare delle stagioni e l’alternarsi della luce al buio, sotto forma di rosee albe e tramonti di fuoco. All’interno non ci sono mobili, né specchi. Il pavimento è antico e l’unico rumore che si sente è il fruscio delle foglie degli alberi più alti. Oltre alla finestra, c’è solo una porta di legno a spezzare la monotonia di questo cubo asettico, su cui sta appesa una chiave arrugginita. Con questo quadro dai toni solitari e vuoti, sembrerei pazza se accettassi di passarci dentro un intero giorno, dall’alba al tramonto.
Eppure lo farei.
Perché c’è solo un modo per fare di quel posto l’unico punto del mondo in cui mi vorrei trovare: se a riempirlo di tutto, ci sei tu, amore mio.

Sono le persone che rendono belli i luoghi.

Poesia, Racconti & Poesie

Perché dovrei?

Che ci faccio ad amarti?
Che me ne faccio ad averti sempre tra i piedi, leggere il tuo nome nei messaggi e vedere il tuo sorriso la mattina?
A che mi serve vedere in giro per casa la tua roba, aspettarti per cena, avere la curiosità di chiederti com’è andata la giornata e magari pure raccontarti della mia?
Sarei pazza a pretendere poi di stare insieme, ma insieme davvero: chiamala ‘convivenza estrema’, chiamalo matrimonio, chiamalo come ti pare! Ma che me ne dovrei fare di te che per legge dovresti stare con me in salute e malattia?
E i figli? Non scherziamo ad avere pure dei figli che hanno i tuoi occhi e la tua ironia!
Come potrei volere tutto questo?
Essere serena? Con te? Brutto arrogante dagli occhi belli, chi ti dice che lo sarei solo perché ti avrei accanto?
E per finire, caro il mio “so er mejo”, cosa diavolo dovrei farci con l’amore dirompente che tutte queste cose genererebbero in me?
Mi vuoi davvero vedere fottutamente felice in un mondo che zoppica?
Dov’è la fregatura?
Perciò dimmelo ora prima che magari…
-e non ti gasare perché sottolineo magari-
Ci metto la firma per tutta la vita.

Racconti, Racconti & Poesie

Il giorno e la notte

Lui era un essere con due volti:
uno per il giorno ed uno per la notte.
Non c’erano regole che stabilissero la scelta e la durata delle espressioni;
poteva essere una giornata di sole ed il suo volto mostrava una notte in balia della tempesta;
o poteva essere una notte che faceva presagire uno tsunami ed invece quel volto rassicurava, rivelando un mare azzurro dalla calma piatta.
Il bello era che non si aspettava mai il cambiamento da un momento negativo ad uno positivo: era repentino.
Il brutto era che non si aspettava mai il cambiamento da un momento positivo ad uno negativo: anch’esso era repentino.
Una vita accanto ad un uomo con due volti ti rende, a sua volta, una donna con due volti.
Uno diurno ed uno notturno.
Subentra un terzo volto: il volto della paura, del panico scaturito dalla consapevolezza che, da un momento all’altro, può scatenarsi un terremoto in quel giorno di leggera brezza primaverile.
Di un quarto volto si serve la donna come di una maschera:
la finzione. Essa le procura un viso che non è sconquassato dall’inquietudine, la quale fungerebbe da fischio per richiamare la notte.
Ed infine il quinto volto è quello che, un tempo, le apparteneva,
prima di essere riposto nel fondo di un cassetto:
uno sguardo dimenticato,
due occhi limpidi e sereni,
un sorriso spontaneo di una gioia infantile.
L’ultima volta che la donna si mostrò con il suo volto, senza alcuna maschera, fu quando uno sconosciuto con un sorriso incantevole, le disse il suo nome.
Ma da allora, venendo coperto, sparì,  come risucchiato da un sorriso dolceamaro .
Lui era un essere con due volti:
uno per il giorno ed uno per la notte.
E lei era un essere con cinque volti:
quattro dei quali imparò a mettere da parte,
per contrastare soltanto con la tenacia del giorno
la follia della sue notti.

Racconti, Racconti & Poesie

Welcome to Perfection Village!

Tempo fa ho sbagliato aereo.
Sono salita su quello che mi portava in un posto conosciuto come ‘Perfection Village’.
E un po’ per pigrizia, un po’ per non ammettere lo sbaglio e un po’ perché alla fine quel posto suonava bene, ci sono andata.
Dopotutto erano anni che si sentiva alla televisione pubblicizzare quella specie di resort: “vieni e potrai goderti le sue perfette meraviglie con un risparmio perfetto! Avrai pure modo di provare il vino locale “Femme Fatale”, dormire in alberghi di lusso come: ‘6 Stars’ o ‘Luxury’ e scalare la montagna per raggiungere lo chalet ‘Perfection’.”
Suonava tutto così luccicante: offrivano corsi di musica, danza, moda e ti davano l’opportunità di stare al centro dell’attenzione in qualsiasi cosa tu volessi.
Perciò eccomi, davanti al gate tutto brillantinato.
All’interno c’era gente assurda; in viso avevano stampato un sorriso che sembrava preso dalle Barbie e trapiantato su di loro. Io mi fissai sugli occhi: eppure sembravano sorridere.
Sulla destra, tra lo stand di dolci ipocalorici e quello di caffè, c’era una casetta informazioni rosa e bianca; mi avvicino per capire quale fosse il primo passo da fare ed ecco che mi riempiono di offerte, genere: “vuoi essere figa? Vuoi avere milioni di followers? Vuoi essere la nuova Chiara? Vuoi conquistare il tuo uomo?”
Giusto perché non avevo da fare, prendo l’ultimo annuncio e vado avanti.
Man mano che camminavo, notavo che qualcosa mi infastidiva. Gente pompata di botox mi superava, mi guardava e sghignazzava.
Io nella mia testa avevo ancora l’ultimo libro letto, loro invece il numero di seguaci su Twitter.
Passo la prima notte nell’hotel ‘6 Stars’ (il cui sottotitolo era: “perché 5 stelle sono troppo poche”) e dormo malissimo su un letto che a vedersi era da favola, ma talmente scomodo che pure le mie vertebre sognarono per la disperazione di essere a casa quella notte.
L’indomani mi toccava un corso qualsiasi e la successiva ora, era quella per stare al centro dell’attenzione. In quel momento conobbi due ragazze che erano andate lì perché volevano guadagnare punti in più sul loro aspetto e piacere di più al loro capo. “Sai, un aumento fa sempre comodo. Io ho tre lauree, ma lui mi usa ancora per portare i caffè. Con un aspetto migliore, magari passo a segretaria”, mi dicevano.
“Aah…”, mia unica risposta.
Eppure, parlare con loro è stata l’occasione per vederle da vicino. Proprio come in un museo, osservavo quelle “creature” e cercavo di capire quale livello di insicurezza innata poteva averle condotte fino a lì. E la cosa mi nauseava, perché lì c’ero anche io.
Riguardai gli occhi. Sarà che vediamo le cose per come noi ci sentiamo dentro, ma quegli occhi, in quel momento, li vedevo spenti. Anzi, era la pecca di quel posto da fiera della vanità: la chirurgia non arrivava a modificarti l’anima.
Nell’ora in cui dovevo stare al centro dell’attenzione, mi fu detto di fare ridere. Attenzione: di fare ridere, senza sembrare scema, banale, insulsa, sciatta, volgare. Ma sagace, brillante, femme fatale. Non erano ammessi errori, non erano ammesse cadute di stile, né cadute dai tacchi.
In quel momento mi accorsi che da quel paese dei balocchi non vi era bandita l’ansia: ne avevo a palate.
Preferii scendere e continuare per conto mio.
In tasca avevo ancora il volantino su come conquistare il tuo uomo. Ancora una sfilza di suggerimenti, tipo: “sii bella, sii simpatica, disponibile, stronza, cerca di volerlo, ma non troppo. Non devi cercarlo! Ma cerca di fargli capire che in realtà lo cerchi. Avvicinati, ma non troppo. Allontanati, ma dai segnali per confonderlo. Guadagna punti con lo stalking, i social e le improvvisate (calcolate al minimo dettaglio). In regalo ti offriamo l’opportunità di farti un book fotografico e pubblicare una foto a settimana.”
Ma la finiamo?
Avevo la famosa e tanto pubblicizzata montagna davanti a me; quella che se non fotografi è come se non ci fossi mai stata. Lo chalet, invece, era a distanza di miopia. Cerco gli occhiali nello zaino (che per regolamento erano banditi dal Perfection village) e me li metto per sbirciare meglio. Era il classico chalet, davvero carino e invernale, tipico delle foto di outfit delle fashion blogger nel periodo natalizio.
Ed ecco che successe. In ordine: butto il foglio ridicolo che gente vuota aveva perso tempo a progettare. Faccio dietro front, tra ragazze e ragazzi con il cellulare in mano a controllare i like come in una puntata di Black Mirror. A passo svelto, senza un sorriso, senza sembrare brillante, senza stare al centro dell’attenzione e con la mia solita goffaggine (chi lo sa), mi dirigo verso il cancello e mi auto-elimino.
Staff:”ha pagato per stare più giorni”
Io: “Guardi ho gli occhiali addosso e li ho tenuti addosso per tutto il tempo. In più ho ricevuto si e no due like, faccia lei.”
Staff (con un accento alla Malgioglio): ”Mon Dieu, vada via la prego! Ci infetta tutti con questa aria così da essere umano normale”.
Io: “Grazie!” Sorrisone.
I cancelli si aprono. Io torno in aeroporto e nell’attesa dell’aereo, prendo il cellulare, vado su WhatsApp, cerco quel dannato nome e senza ragionarci più di tanto, scrivo “Senti, adesso basta giocare a rincorrerci senza dircelo. Sto venendo a casa tua, che ti piaccia o no! E questa sono io: spontanea, goffa, dalla voce acuta e la risata random, ma ho anche dei difetti! Che poi tu tanto santo non mi pari. Perciò diciamo che siamo pari. Quindi preparati una risposta ad effetto che hai tre ore di tempo, prima che ti citofoni. Adieu!”.
Così, sincera, senza mezze misure, incazzata e innamorata.
Unica, unica, non perfetta.
Mi basta essere unica!

Racconti, Racconti & Poesie

Destinazioni

Non ho preso nessun aereo per venire da te.
Non ho acceso nessun pc, comprato nessun biglietto.
Rimango qui, al mio posto, mentre tu te ne stai lì a contemplare il mondo, dal tuo.
Eppure con la testa ci sono salita mille volte su quel volo. Ho comprato mille biglietti e riempito molte valigie.
Altrettante volte ho sceso quelle scalette, ho preso il primo taxi, ho dato il tuo indirizzo al conducente e ho fatto mille respiri profondi, perché stavo per arrivare.
Poi giunta davanti al tuo portone, altre miliardi di volte mi sono rivista lì, a cercare di non tremare, senza neanche sapere bene cosa dire; quando prima lo stomaco, poi il cuore e dopo gli occhi mi avvisavano che c’eri tu, a comparirmi lì davanti.
Ogni santa volta tu mi spuntavi con la tua felpa con il cappuccio, lì, proprio su quel marciapiede, più stupito di me…e solo allora mi ricordavo che dopotutto ero io davanti casa tua, nella tua città che non era la mia.
E mille volte ancora qualcosa ci ha fatto abbracciare, così, contemporaneamente, sempre sotto le luci dei lampioni delle 9 di sera; mentre le coppiette si preparavano per andare al ristorante e nelle case, la gente si sedeva a cenare davanti alla tv. Noi due di fronte ad un androne che ad intermittenza si illuminava, si apriva, si richiudeva e si spegneva; in una parte di mondo che in quel momento sapeva di tutto, che era tutto.
Ed io e te così, vicini e complici, ad abbracciarci tra i nostri silenzi che erano immersi in mille e mille discorsi; che ne potevano sapere tutti quei passanti che ogni volta ci superavano e magari sorridevano per noi?
E come sempre, appena arrivavo lì, in quel punto di quella città che coincideva con le tue braccia, mi dicevo che quel biglietto per quel volo, anche quella milionesima volta, era valsa la pena comprarlo.
Eppure, come ti dicevo prima, amore mio, non ho mai preso nessun aereo con direzione fino alle tue braccia; non ho mai sceso quelle scalette, né mai tremato segretamente durante il tragitto sul taxi. Non ti sei mai stupito nel vedermi lì, avvolto nella tua felpa mentre passeggi il cane, e a nessun passante abbiamo mai ricordato qualcosa come: l’amore.
Io, dal canto mio, quando mi chiesero di scegliere, ho scelto la tua felicità e con essa, mi sono allontanata senza provare a voltarmi nella strada per Londra; che con la sua pioggia, fin da subito, mi ha abbracciata e capita.
E quindi sì, in fin dei conti, un biglietto l’ho comprato: uno un pò più scarno e poco conveniente che seppure mi ha portato via dal tuo abbraccio, è riuscito a condurre te qui, diretto al mio cuore.

Poesia, Racconti & Poesie

Con otra lengua

Dejo mi idioma
para decírtelo con otra lengua.
Quizás no sea lo mismo
y me faltan las palabras.
Aunque lo que tengo
está aquí en medio de mi pecho.
Y lo sabes, mi amor,
que de verdad no sirven
ni letras,
ni poemas en el alfabeto del corazón.
Mis ojos tienen la fuerza de mil discursos,
y este poema improvisado no es otra cosa que una trampa.
He intentado inventarme una lengua
para expresarte lo que siento.
Pero al final,
al final mira solamente estos labios
que buscan los tuyos.
Solo ahora entiendo
que no sirven palabras entre los dos: porque para decirte te quiero,
basta solo que te acerques a mi boca
y lo habrás entendido todo.

Poesia, Racconti & Poesie

Assenza

Ti cerco e non ti trovo più
in quelle stanze dove ti incontravo prima.
Entravo e mi aspettavi;
un giorno mi abbracciavi
l’altro soltanto mi sorridevi.
Negli ultimi periodi quando entravo mi guardavi e basta,
ma i tuoi occhi si distendevano,
mi parlavano,
loro ancora si illuminavano.
Poi da un giorno all’altro
rientrai in quella casa,
per quelle stanze.
Nessuna finestra era stata più aperta,
nessuno oggetto più toccato.
La polvere volava nell’aria al mio passare
e nessun rumore anticipava più il tuo arrivo.
E da quel giorno, sì, che mi sentii un po’ più sola.

Pensieri della sera che magari non parlano sempre di amore

Non è tutto oro quello che…

La tua immensa gelosia nei miei confronti, quella che mi vuole fare uscire con il burqua e che tiene il conto di quanti uomini saluto, viene dal tuo profondo amore o dal tuo profondo senso di possessione?

Chieditelo.
Ragazze, chiedetevelo.